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Getting your dream job

In childhood, we all dreamed about having an exciting career when we grew up. Some kids wanted to be police officers, firefighters, or spacemen. Others strived for something more peaceful like baker or chef at a restaurant. Did any of those dreams come true? Or did they transform into something different with age?

A dream job is something you do (and get paid for) not just because you can do it, but because you love doing it. You have a true passion for it, and enjoy every moment spent on it.

Dream jobs rarely bring stress or negative emotions. And even if there are any complications, you always know how to get through them.
Unfortunately, not everyone is lucky enough to be working at the job of their dreams. And there are numerous reasons for that. Severe competition, missed opportunity, and even a fear of failing.
Today we’re here to attempt to change it all. Especially if you’re just thinking about getting a job.

We’ve put together an infographic that can help you get your dream job. It shares the most vital tips for creating a winning resume, taking control of your body language, and the most important factors that you need to watch out for to have a successful job interview.

Have a look, and you’ll be one step closer to the job of your dreams.

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(Special thanks to Jack Milgram for reaching me out to share this infographic )

Referendum Costituzionale: le ricerche degli italiani su Wikipedia

In un momento storico in cui la sondaggistica presenta limiti di metodologia e di aderenza alla realtà, un modo alternativo e più preciso è rappresentato dalle interazioni degli utenti sul web.

Riposte le varie enciclopedie negli scaffare a prendere polvere, le risposte sono sempre più spesso ricercate su Wikipedia.

Per effettuare questo tipo di analisi, un ottimo strumento è Wikilytics: una dashboard interattiva che consente di verificare i trend relativi alle pagine di Wikipedia in diverse lingue.

Analizziamo, dunque, le 5 pagine maggiormente ricercate su Wikipedia in lingua italiana per la giornata di ieri, lunedì 5 Dicembre 2016.

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Parole chiave più ricercate su Wikipedia (lingua: it, data:05/12/2016)

Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro: all’indomani della consultazione referendaria, la pagina più visitata è quella dell’organo che sembrava destinato a sparire. Le sue competenze limitate e la sua azione quasi nulla fanno sì che anche la pagina si presenti parecchio scarna.

Matteo Renzi: il premier dimissionario è il secondo argomento di interesse il giorno dopo la sconfitta. Si registra un notevole interesse anche sulle pagine in lingua straniera.

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Ricerche della pagina Matteo Renzi (Wikipedia, lingua: en, periodo: 07/11/2016 – 05/12/2016)

Legge elettorale italiana del 2015: Lo spettro delle elezioni imminenti ha portato gli italiani a documentarsi sulla legge attualmente in vigore qualora si andasse a breve alle urne (il c.d. Italicum)

Matita copiativa: chi l’ha fatta da padrone nelle ricerche il giorno stesso del Referendum è la matita copiativa. Complici le polemiche dei grillini e di Piero Pelù, questo oggetto misterioso ha attirato sulla propria pagina addirittura 266.908 visitatori in sole 24 ore.

Referendum costituzionale del 2016 in Italia: last but not least, il protagonista del weekend: il referendum. La pagina è parecchio dettagliata e ricostruisce la genesi del progetto di riforma costituzionale, la cronologia e gli schieramenti della campagna referendaria, sondaggi e risultati.

Nel periodo di riferimento dal 26 Novembre al 5 Dicembre 2016, la gerarchia delle parole ricercate vede in testa il CNEL seguito dalle Matite copiative. Il dato è abbastanza curioso poiché prova come gli argomenti che hanno avuto maggior appeal sugli internauti non fossero strettamente correlati con il merito della riforma da votarsi.

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Visualizzazioni delle 5 pagine più ricercate (Wikipedia, lingua: it, periodo: 26/11/2016 – 05/12/2016)

Se volete fare le vostre ricerche, provate Wikilytics e lasciate pure un commento con le vostre considerazioni e i suggerimenti su come rendere questo strumento più flessibile per le vostre esigenze.

Android WhatsApp | How To Fix Contact List Disappeared

Since a few days I am experiencing an issue with Whatsapp Contact List. I am using a Samsung S5 SM-G900F Android 5.0,  I have updated the latest version of Whatsapp (version 2.12.317).

When I want to start a new conversation, I cannot get any contact in the contact list:

whatsapp-no-contact-available

After a while I realized that I had a sync problem of my Android. I cumulated in the Contacts Storage 1.13 gb of crappy sync issues and it wasn’t able anymore to read any information from my contact list.

The solution is pretty easy:

  • Disable Sync from the drop down menu
  • Go To Settings > Application Manager > All > Contacts Storage
  • Select Clear All Data
  • Enable Sync from the drop down menu

After a few seconds your telephone will start again to refresh the contact list and everything will be restored correctly.

Come installare Scrapy su Windows in 5 semplici passi

Per motivi professionali o ricreativi possiamo avere  interesse a collezionare e indicizzare dei contenuti online (es. offerte di lavoro, indirizzi email, classifiche, liste, foto etc.). Tali contenuti possono essere facilmente raccolti utilizzando dei motori di ricerca che possiamo personalizzare a nostro piacimento.

Secondo la definizione di Wikipedia:

Un crawler (detto anche web crawler,spider o robot), è un software che analizza i contenuti di una rete (o di un database) in un modo metodico e automatizzato, in genere per conto di un motore di ricerca.

Scrapy è un software open source che permette di creare i propri webcrawler. Sebbene la sua sintassi sia intuitiva, l’installazione in windows è molto complessa a causa di molti pacchetti assenti nel sistema operativo.

Sample Scrapy Code

 

Di seguito la prima guida in italiano su come procedere all’installazione in cinque semplici passi:

  1. Installate Python 2.7x: il pacchetto non è ancora supportato nelle versioni più recenti di Python (3.x). Potete cliccare di seguito per scaricare Phyton 2.79
  2. Installate Microsoft Visual C++ Compiler for Python 2.7: nell’installazione di molti componenti aggiuntivi di Python avrete probabilmente incontrato l’errore seguente: error: Unable to find vcvarsall.bat Potete scaricare direttamente dal sito di Microsoft l’estensione che vi permette di risolvere questo problema.
  3. Installate lxml: lxml è la libreria che permette di processare XML e HTML in Python. Invece di complicarvi la vita ricostruendo i pacchetti da scaricare in .tgz, potete seguire queste semplici istruzioni:
    • aprire il prompt dei comandi (cliccate sul simbolo di windows e digitate cmd)
    • eseguire il programma come amministratori ed entrate nella cartella di installazione di Python
    • (per chi non ricordasse DOS) siccome sarete ridiretti automaticamente alla cartela C:/User/[il vostro nome], è necessario digitare due volte cd.. + Invio . Da C:/ digitate cd Python27 + Invio e poi cd Scripts + Invio
    • a questo punto digitare pip install lxml e l’installazione sarà completata in pochissimo tempo.
  4. Installate pyOpenSSL e Service Identity: questi due pacchetti vi permetteranno di navigare con i vostri crawler in maniera ai protocolli crittografici più diffusi (SSL, TSL etc.). Per l’installazione dei due file dovrete scaricare i moduli sul sito del Python Package Index, ovvero pyOpenSSL e Service Identity. Per la loro installazione dovrete:
    • estrarre il contenuto degli archivi in una cartella
    • aprire il prompt dei comandi
    • entrare nella cartella in cui sono stati installati i pacchetti [suggerimento: siccom i nomi sono piuttosto lunghi e contengono le specifiche della versione di riferimento, potete richiamare semplicemente la cartella scrivendone parte del nome es. cd pyOpenS*)
    • digitare setup.py install
  5. Installate Scrapy: ora che tutti i requisiti sono soddisfatti, potete seguire le medesime istruzioni del punto 3. e digitare pip install Scrapy

Ho scritto questo articolo perché non sono un utente esperto di Python e ho incontrato moltissime difficoltà nell’installare Scrapy. Gli utilizzi che ne sono fatti sono svariati, come si può vedere anche dalle testimonianze raccolte sul sito del progetto.

Ovviamente l’installazione è solo il primo passo. Vi consiglio di seguire questo tutorial per cominciare ad avere un’idea di come muovervi una volta che Scrapy è installato.

Se avete qualche domanda, sarò lieto di provare a rispondervi. In ogni caso, sentitevi liberi di lasciare un commento per qualsiasi cosa.

Una meschina pubblicità: sciopero della polizia e “colpi accidentali”

Sappiamo tutti in che condizioni versino le casse del nostro Paese e chiunque abbia un amico nella polizia o nell’arma può vantare una collezione di aneddoti alquanto imbarazzanti.

Sin dai tempi della della campagna sul fronte orientale, l’inadeguatezza dei mezzi a disposizione dei protettori dell’Italia ha costituito un problema in termini di sicurezza e di vite umane. A quell’epoca non si potevano contare i dispersi e la ritirata ha visto rincasare solo una misera parte delle giovani vite spedite in una scellerata missione.

Italiani al fronte russo durante la seconda guerra mondiale
Italiani al fronte russo durante la seconda guerra mondiale

La nostra polizia al giorno d’oggi è una barzelletta. In un Paese, oltre all’etica, sono gli stipendi a rendere la gente corrotta. I tutori della legge spesso pagano di tasca propria la benzina per eseguire ricognizioni in pattuglia e sono canzonati in un clima carnascialesco, quasi da stadio. Beninteso, non sto cercando di giustificare certe condotte, ma soltanto vorrei contestualizzarle.

Il congelamento degli stipendi della Pubblica Amministrazione sembra un provvedimento necessario, ancorché legittimo. In un Paese normale mi sarei aspettato un dialogo tra le parti e una soluzione si sarebbe potuta raggiungere di comune accordo. Ma la ragion di stato (ma soprattutto l’Eurotower e chi davvero la governa) ci richiede altro.

In una tristemente celebre intervista dell’ottobre 2008, Cossiga indicava chiaramente la linea da seguire con i manifestanti: non rimetterli alla giustizia, ma fomentarli affinché alienino da sé i favori dell’opinione pubblica.

Nel solco della storia di un Paese governato da vigliacchi, penso che ancora una volta si sia cercata l’eversione dal dialogo. Un possibile allineamento sindacale dei Carabinieri sulla posizione della Polizia è stato pagato caro. Proviamo a tralasciare per un attimo una vicenda umana che, per quanto drammatica, rimane pur sempre discutibile. Infatti, tre ragazzi a bordo di un motorino che invece di fermarsi all’alt! intimato dagli agenti, scappano a gambe levate impongono al tutore della legge l’impugnatura dell’arma e il colpo accidentale non si sarebbe mai verificato se le persone in questione avessero rispettato le più elementari norme del vivere civile.

Ma a noi questo non basta. Alla Renato Carosone, la stampa di oggi Vuò Fa’ L’Americano. Il mondo si è commosso e le emozioni sono esplose di fronte all’omicidio del ragazzo di Ferguson. Perché non riproporre lo stesso Made in Naples? L’odio per una polizia ingiusta e violenta è nell’aria (per quanto provenga da oltre oceano) e cavalcando l’onda si è potuto colpire chi oggi è più scomodo: il poliziotto.

Gli editoriali patetici di molte testate nazionali evocanti alla protezione della camorra (soprattutto da parte di chi si fa bello con le parole di Saviano) o i commenti beceri comparsi ovunque sui social network, fanno pensare che ad essere sconfitto sia qualche dipendente pubblico capriccioso (carabiniere o poliziotto che differenza fa per l’uomo medio?) e il suo sindacato lezioso.

Miei cari concittadini, chi ci ha rimesso oggi sono soltanto il cittadino e la sua incolumità.

Pensateci e buonanotte.

In fondo a destra: l’Europa tra diserzione delle urne e ristrutturazione sociale

La risposta che spesso si riceve in momenti di impellente bisogno è il classico “in fondo a destra”. A distanza di qualche settimana, mi pare il momento opportuno per commentare con maggiore lucidità quanto avvenuto lo scorso 25 maggio in occasione delle elezioni parlamentari europee.

Raggiunta la fase della crisi in cui ormai la maggioranza della gente è rassegnata al sorpasso di un punto di non ritorno, ci si poteva anche attendere un crollo dell’8,6% dell’affluenza alle scorse elezioni europee. Un dato che probabilmente non molti analisti hanno sottolineato è rappresentato dal fatto che i membri più giovani dell’Unione non siano arrivati al 30%, mentre altri Paesi quali Italia o Grecia hanno espresso in maniera abbastanza folta le proprie preferenze:

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Premesso ciò, richiamerei alcune questioni che possono darci uno spaccato abbastanza interessante della situazione attuale. La Grecia oggi è diventata terra di conquista per investitori stranieri: per sopperire alle incombenze imposte dai rapporti che intrattiene da più di un lustro con il Fondo Monetario Internazionale, la più grande infrastruttura portuale – il Pireo – è stata definita qualche giorno fa’ dal premier cinese Li Keqian  come “la Porta di ingresso della Cina in Europa” mentre annunciava nuovi investimenti per la zona a fianco dell’omologo greco Samaras.

In Italia non si elegge un presidente da ormai tre mandati e persino il ministro dell’economia non ha ritenuto opportuno prestare giuramento insieme ai colleghi al momento dell’insediamento. Invece di ristabilire la pace sociale e discutere misure a sostegno di una popolazione vessata dalla disoccupazione, ci si è affrettati ad annunciare contestualmente alla diffusione degli ultimi dati ISTAT gli arresti di personalità di spicco nella gestione del Mose – programma nato tra tangenti e tafferugli di cui oggi pagano le conseguenze amministrazioni tra le meno colpevoli – facendo fuggire anche gli ultimi scellerati capitani di ventura che avrebbero ancora potuto investire nel Belpaese.

Persino il taglio dei tassi di interesse adottato dalla BCE, riproducendo in maniera sequenziale e ritardataria i provvedimenti della FED sperando nei medesimi risultati, porterà inevitabilmente a una svalutazione della moneta unica favorendo in parte esportazioni e investimenti diretti esteri in direzione dell’Europa, ma complicando ulteriormente la situazione di chi – invece di ricevere linee di credito dalle banche come promesso da Draghi – vedrà i grandi capitali fuggire verso altre banche centrali rinforzando ulteriormente altre valute e altri Paesi, la Cina in primis.

Allora non mi stupisce la diserzione alle urne. Non stupisce nemmeno la svolta populista nelle democrazie più potenti in Europa governate da leader senza carisma né idee e succubi delle direttive di chi ne tiene i redini di un’economia decadente.

Quale risposta dare a questa situazione? Dove trovare la soluzione? La mia risposta è semplice e frequente nei momenti di bisogno: in fondo a destra.

L’adozione di politiche protezionistiche nei confronti di concorrenti sleali – i quali traggono vantaggi competitivi dall’impiego di manodopera da soma – e l’applicazione di una reale politica delle frontiere comuni devono essere alla base di una ristrutturazione sociale innescando una sorta di nuovo maccartismo volto a isolare nuovi scenari di instabilità e a creare un’identità comunitaria. Bisognerebbe quindi cavalcare l’onda di populismo per assicurarsi risultati economici e sociali migliori di medio periodo che oltrepassino i cicli elettorali (negli stati in cui ancora si vota). Servirebbe una politica di mobilità fisica e culturale che permetta alle diverse anime europee di entrare in contatto e di sentirsi un insieme.

Personalmente ho avuto la fortuna di trascorrere periodi più o meno lunghi di diversi Paesi dell’Unione e posso dire di sentirmi europeo. Impossibile, però, riconoscersi nei Van Rompuy, Barroso o Schulz di turno.

Malgrado una forte coscienza civica, mi sento deriso da campagne denigratorie nei confronti dell’elettorato come Act. React. Impact.

 

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La frustrazione risiede nel fatto che le persone non parlano, non discutono idee o soluzioni. Anche una provocazione come questa, qualora trovi un’audience, provocherà reazioni minime simili a un raggio di sole nel Sahara.

Video Instagram protagonisti di un concorso cinematografico

Un’interessante iniziativa lanciata a settembre concilia l’estro cinematografico con l’utilizzo dei social.

Accedendo dal proprio account personale Instagram, e ricercando il tag #Cortocortina14, è possibile vedere ad oggi, fine novembre, più di 150 video di durata massima di 15 secondi caricati da utenti provenienti da tutti gli angoli della Terra. Si tratta del primo contest in assoluto che mette in gara video realizzati attraverso Istagram, ideato dal Festival Cortinametraggio e lanciato pochi mesi dopo il “via” dato dal social network di poter caricare clip di breve durata da condividere con la propria cerchia di seguaci. Come già per le foto, anche i brevi filmati possono essere modificati applicando fino a 13 filtri diversi, inoltre è possibile aggiungere effetti speciali visivi e spezzare la ripresa in segmenti, in una sorta di vero e proprio montaggio. Il formato dei video è sempre quadrato, come le vecchie Polaroid insegnano. Instagram è tra i social più diffusi, e conta ad oggi 150 milioni di utenti tra Adroid e iOS. Dal 21 novembre l’applicazione è disponibile in versione Beta sui dispositivi che utilizzano Windows Phone, anche se la possibilità di caricare video ancora non è prevista.

Cortinametraggio-instagram-festival

La sfida lanciata a tutti coloro che si riconoscono “video” Instantreporter, e che vogliono partecipare al concorso, è il saper raccontare in pochi istanti una storia, un’emozione o un luogo senza vincoli di tema o limiti al numero di video caricati.

I lavori vincitori del Contest di Cortinametraggio verranno proiettati durante le giornate della manifestazione, dal 20 al 23 marzo al Cinema Eden di Cortina d’Ampezzo, location dell’evento.

Per ulteriori informazioni e per scaricare bando di concorso ed entry form è sufficiente andare sul sito ufficiale dell’iniziativa.

Per iscriversi basta un click e potrete ritrovare tutti i video caricati sulla pagina ufficiale dell’evento su Facebook.

Ringrazio Margherita per avermi fatto scoprire questo concorso e vi lascio con il teaser di #Cortocortina14 :

Prepararsi alla Annual Performance Review

La fine dell’anno si avvicina inesorabilmente. Mentre già pensiamo a cosa mettere sotto l’albero per amici e cari, programmiamo vacanze cercando di far quadrare gli ultimi giorni di ferie rimasti e cominciamo a vestirci in maniera pesante lottando contro un inverno che – pare – sarà lungo e rigido, arriva il tempo dei bilanci sui propositi personali e lavorativi.

L’Annual Performance Review sarà un tema caldo per chi lavora nel mondo del privato e con questo post spero di aiutare me stesso e voialtri a preparaci al meglio.

Annual Performance Review

La fondatrice di Human Workplace, Liz Ryan, ha illustrato a questo proposito un’interessante breve lista di cose da fare e da evitare sulle colonne di Bloomberg Businessweek:

 to-do-yes
 tick-mark-no
Prendere l’occasione sul serio : si tratta di un momento unico di dialogo col proprio manager Non aspettare questo momento per chiedere un aumento di stipendio. Il budget potrebbe essere già stato definito
Essere preparati : redigere l”autovalutazione con cura, informarsi sullo svolgimento della review Non essere irrealisti : è molto probabile che la valutazione non sarà esaltante. Tutti possono migliorare
Focalizzarsi sulla big picture : il tempo a disposizione non è molto, meglio non perdersi su dettagli Non cercare scuse : “non ho potuto fare il mio lavoro perché qualcuno o qualcosa…”
Fare chiarezza : se non si capisce un feedback del proprio manager chiedere spiegazioni Evitare atteggiamenti remissivi e assumersi tutte le colpe.
Fare tesoro dell’esperienza : redigere una lesson learned mezz’ora dopo l’incontro Evitare il braccio di ferro

Diverse guide sono state scritte in proposito e pareri molto interessanti si trovano nel mondo anglosassone, dove l’attenzione a questo modello di organizzazione aziendale e di gestione delle risorse umane vanta una storia che affonda le sue radici in tempi non sospetti.

Segnalo pertanto una check-list redatta dal sito HRweb. In questa pagina troverete una lista abbastanza esaustiva di quello che si intende per essere preparati. Lo stesso sito internet ci offre una classificazione dei form utilizzati in questi meeting sulla base di tre categorie principali:

  • Narrative
    • Pro: feedback personalizzati, molti spunti di riflessione per la discussione
    • Contro: difficile comparare le prestazioni, richiede molto tempo
  • Numerical Scale
    • Pro: strumenti di misurazione concreti e oggettivi
    • Contro: impersonale, rischia di essere inutile per il lavoratore
  • Descriptive Scale
    • Pro: elementi di misurazione concreti ed oggettivi
    • Contro: scelta limitata nei feedback potrebbe comprometterne l’utilità

Credo che, tuttavia, tutto il lavoro di preparazione alla review debba muovere dalla risposta ad una domanda fondamentale:

Perché la mia azienda fa una Annual Performance Review?

Le performance per cui si è valutati prendono come metro di paragone dei KPI (key performance indicators, per l’appunto) che derivano dalla vision e dai valori dell’impresa per cui si lavora. In quest’ottica, anche il mancato conseguimento di un obiettivo quantitativo potrebbe non compromettere la valutazione generale – ivi sia rispettata la dimensione qualitativa del lavoro e i valori che animano la maniera di fare business.

Ritengo quindi piuttosto interessante ricorrere alla seguente piramide quando si compila un formulario in cui si richiede di autovalutrasi sulla base dei propri risultati:

KPI-Strategic-Alignment-Pyramid

Per concludere, un breve video di HowCast riassume parte delle cose dette in una chiave umoristica – utile a scacciare le preoccupazioni:

Sarei contento di conoscere la vostra esperienza e la vostra opinione su questo tema, perciò non siate timidi… commentate!

Il salto nel buio

Berlusconi condannato a sette anni per il Rubygate. Caroselli e grida di giubilo si sono levati ovunque in italia come all’estero: per una volta sembra che un’epoca sia davvero finita. Raccogliendo l’eco di questo entusiasmo, mi viene naturale sottoporre il mio primo pensiero “a bocce ferme” – come probabilmente si suole dire nell’ambiente delle cene eleganti.

L’Italia è un Paese strano, la sua storia è controversa e i suoi abitanti amano saltare con l’agilità di un grillo (ops!) da un carro dei vincitori all’altro. Chi fino a poche settimane prima veniva ossannato scandendo slogan quali dux mea lux, nel giro di pochi giorni si è ritrovato a vedere il mondo da una prospettiva ribaltata.

Duce piazzale loreto
Una foto d’archivio di Mussolini appeso per i piedi

In questo Stato in cui improvvisamente le situazioni si ribaltano e tutto viene messo sottosopra, episodi del recente passato mi portano a placare l’entusiasmo per una sentenza che, per quanto severa, resta pur sempre una sentenza di primo grado.

Probabilmente i nostri genitori, zii, amici e parenti avranno festeggiato o almeno tirato un sospiro di sollievo apprendendo la notizia nel maggio 1994 che Craxi aveva riparato in esilio volontario (o si era dato alla latitanza) ad Hammamet. Mentre una pagina triste della nostra storia andava spegnendosi all’ombra di una Tunisia guidata da quel Ben Ali protagonista recente di altrettanto tristi vicende, probabilmente molti pensavano si sarebbe inaugurata una nuova era che non poteva essere peggiore di quella caratterizzata dalla trattativa Stato – Mafia, del terrorismo multicolore e di una politica estera di passo profilo segnata dalla Guerra Fredda e da iniziative machiavelliche di capitani di impresa, in primis Mattei, che distribuivano in giro per il mondo mazzette per assicurarsi posizioni in mercati in cui l’inefficienza della rete diplomatica italiana non permetteva di avere sbocchi.

Ebbene, una nuova era in effetti è cominciata. Le stragi di Capaci e di via d’Amelio sono state l’ultimo virgulto di una mafia che ben presto non avrebbe avuto più bisogno di uccidere per dettare le regole del gioco, la crisi della lira e gli anni dei sacrifici per adattarsi a Maastricht. Persino l’aria di pace che sembrava circolare grazie alla caduta del muro di Berlino si è presto scontrata con la triste realtà della guerra nei Balcani e, poco più di un decennio più tardi, con l’11 settembre. Nel frattempo siamo entrati nell’euro, abbiamo visto andare in fumo risparmi di una vita grazie a bond argentini, Cirio o Parmalat, preludio di un sistema malato che sta alla crisi attuale come Guernica sta alla Seconda Guerra Mondiale.

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La celeberrima Guernica di Picasso

In questi anni siamo stati accompagnati da Berlusconi, emblema di quell’individualismo in cui si realizza l’American Dream all’amatriciana. E così, seppur con molte ombre, quest’ultimo ventennio ha visto sotto la luce dei riflettori un protagonista indiscusso in grado di shockare l’opinione pubblica italiana come quella estera, di farci passare agli occhi del mondo da Paese degli “spaghetti, pizza e mandolino” alla repubblica dei clown e – perché no? – di depravati maniaci sessuali disonesti.

Non voglio cedere sempre alla mia solita retorica del si stava meglio quando si stava meglio, ma – ammesso e non concesso che effettivamente sarà preso un provvedimento come l’interdizione dai pubblici uffici di Berlusconi con una condanna in Cassazione per il caso Ruby – vi siete chiesti cosa succederà? Siamo proprio sicuri che il futuro sarà migliore?

Il problema di credibilità non riguarda la politica in senso stretto. Certamente in questi ultimi due decenni non sono state create valide alternative all’impero di Silvio da Arcore, ma tra gli scenari che si prospettano resto basito e con l’imbarazzo della scelta. C’è chi vorrebbe avere la Repubblica Guida Michelin in cui i perbenisti possono attribuirsi un numero di stelle inversamente proporzionale alla propria disonestà o un commissariamento totale (e non solo di fatto) di un Paese che si è avviato ormai da tempo sulla via dello scatafascio.

Allora probabilmente è vero, un’altra epoca si sta chiudendo. Purtroppo non vedo all’orizzonte l’entusiasmo della Costituente o la voglia di vivere Notti magiche inseguendo un qualche obiettivo. Vedo invece una nazione che dovrà rialzarsi da una crisi economica, politica e morale dolente per avere le ossa rotte in partenza.

Che dire allora di questo salto nel buio? Non lo so, ma la cosa mi fa sorridere ben poco, anzi, mi fa quasi paura…

Chi ha vinto le elezioni in Iran?

Le elezioni presidenziali in Iran si sono concluse già al primo turno. Con un sorriso stampato in volto ed un pizzico di sarcasmo sto facendo una rapida rassegna stampa per vedere che cosa raccontano oggi pomeriggio i giornali a tal proposito.

Hassan Rohani
Hassan Rohani

Hassan Rohani è da poco il nuovo presidente con il 50,68% dei voti. I giornali di tutto il mondo stanno celebrando questa svolta riformista di Teheran prospettando un avvenire di pace e amicizia con l’Occidente. Purtroppo non sono dotato di una sfera di cristallo, quindi non mi sento di svelarvi cosa ci riserverà il futuro, ma tengo a precisare alcune considerazioni in merito a questo risultato elettorale e a ricondurre il risultato di oggi ad un panorama più ampio.

Partiamo dai numeri. L’esito dello scrutinio viene proclamato come un’evento epocale. La vittoria risicata (per l’appunto 50,68% dei voti) è stata ottenuta a fronte di un’affluenza di circa il 72,7% degli aventi diritto voto. Nel 2009 Ahmadinejad vinse con il 62,6% dei voti e un’affluenza di circa l’82%.

Riformista. Esponente del clero iraniano, l’elezione di Rohani non può essere certo vista come una svolta progressista tout court. Se andiamo a vedere le vicende dei potentati che hanno sostenuto la sua candidatura, troveremo in primis Rafsanjani – ex presidente storico leader riformista noto più per gli affari di corruzione che lo vedono coinvolto e per le sue parentopoli piuttosto che per il aver il bene del Paese durante i suoi anni di governo – e di Khatami – eletto due volte presidente sulla base di promesse disattese di migliorare le condizioni di giovani e donne, nonché primo leader ad affrontare lo spinoso dossier nucleare dalla barra degli imputati.

La questione del nucleare. Rohani è passato agli onori della cronaca la scorsa settimana per via di alcune fantomatiche rivelazioni sul nucleare iraniano che potrebbero comprometterne l’approvazione dell’elezione da parte del consiglio dei guardiani.

Sull’origine dei problemi relativi al programma nucleare iraniano ho scritto un working paper nel 2009 in cui si mostrava chiaramente da dove derivasse la costruzione mediatica di questa “minaccia” per la pace e per la sicurezza globale. Per chi fosse maggiormente interessato all’argomento consiglio anche la mia Tesi di laurea triennale e un articolo che ho pubblicato sulla Rivista della Cooperazione Giuridica Internazionale.

Iran: dittatura o democrazia? Molti oggi parlano di queste elezioni come le prime vere elezioni democratiche in Iran. Lo stesso Ahmadinejad ha dichiarato via Twitter la propria soddisfazione per il corretto svolgimento delle stesse. Non dimentichiamoci però che tanto il grande nemico dell’Occidente non era un sanguinario dittatore, tanto il suo successore non sarà un carismatico leader democratico. Nei miei studi sull’Iran ho potuto tracciare in maniera sintetica e chiara il quadro dei poteri costituzionali nel Paese.

Quadro sintetico dei poteri costituzionali in Iran
Quadro sintetico dei poteri costituzionali in Iran

Per non appesantire eccessivamente questo post mi limito a rinviare a quanto già citato in precedenza. Si tratta di un sistema veramente affascinante e non semplice da capire. Come pare abbastanza chiaro, la maggior parte delle responsabilità e del potere decisionale resta in capo alla Guida della Rivoluzione e il presidente svolge il proprio mandato sotto un stretto regime di controllo da parte delle altre istituzioni.

Il quadro regionale. Le zone calde del medio-oriente in questi ultimi mesi sono principalmente tre: Iran, Siria e Turchia. A più riprese ci sono stati attacchi nei confronti dei singoli governi al fine che evitassero di formare un fronte comune potenzialmente egemonico nella regione. Per quale motivo dei regimi tanto diversi dovrebbero unirsi tra loro? La risposta pare ovvia: per via del tentativo di disegnare uno stato curdo nella regione a seguito della guerra in Iraq. Ricco di idrocarburi e sito da cui sgorgano le principali risorse idriche della regione, il territorio rivendicato dai curdi si trova proprio a cavallo di questi quattro stati.

In passato abbiamo assistito a diversi episodi, quali la Rivoluzione Verde del 2009- rivelatasi un fallimento perché orchestrata dal fondo per la diffusione della democrazia di Soros – o le crisi che hanno accompagnato l’uscita dei film turchi della trilogia Valley of the WolvesAl di là di queste azioni di soft-power molto delicate, tra il 2009 e il 2010 ci sono stati diversi incontri tra Ahmadinejad, Erdogan e Bashar Al-Assad per neutralizzare la minaccia curda nel proprio Paese (in particolare Pejak e PKK), cavallo di troia a stelle e strisce in zone ricche di risorse critiche. Il primo a cedere pare essere stato il leader iraniano, per gli altri sembra solo questione di tempo.